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Immagine del redattoreBergs&More

CARENZA MATERIE PRIME, COSTI TRASPORTO CONTAINER DALLA CINA: DA 3MILA A 16MILA EURO


Unindustria Reggio Emilia in campo con un pool di esperti per supportare le imprese locali nelle revisioni dei contratti

I costi di un container in arrivo dalla Cina sono passati in questi mesi da 3mila a 16mila euro; le schede elettroniche e i pallet in legno restano una chimera anche se ordinati con largo anticipo, causa scarsità della materia prima. Neppure i robot, essenziali nel processo di digital transformation imposto dalla IV rivoluzione industriale, riescono più ad essere consegnati in tempo per la mancanza di microchip.


È questo l’altro volto della ripresa post pandemica che sta pesando sulle imprese, strette tra la necessità di evadere gli ordini, l’aumento vertiginoso dei costi di trasporto  e delle materie prime, la difficoltà a reperire materiali essenziali per la realizzazione dei propri prodotti.


La situazione è tale che Unindustria Reggio Emilia (nella foto il presidente, Fabio Storchi) ha avviato un nuovo servizio per le aziende, volto a supportarle nella negoziazione dei contratti in essere a fronte delle significative variazioni dei costi delle materie prime e delle mancate forniture per cause indipendenti dai singoli imprenditori.


La situazione, però, resta complessa.


«Non ci sono più regole e i corrieri non  garantiscono le consegne», spiega Grazia Iori, la presidente di Cormach, l’azienda di Correggio da trent’anni produttrice di attrezzature per gommisti e autofficine. Venti dipendenti e un fatturato da 3 milioni l’anno, ora, purtroppo, in calo. «Non ci arrivano le schede elettroniche e neppure i pallet in legno, per noi indispensabili – racconta -. Questi ultimi stiamo cercando di costruirli con plastica riciclata – prosegue -, ma mancano comunque i monitor e il costo dei container  dalla Cina è quintuplicato, da 3mila e 16mila euro». È una condizione che mette in difficoltà medie e piccole aziende che «fanno fatica ad accedere ad alcuni finanziamenti statali, come quelli per l’internazionalizzazione e la digitalizzazione», osserva ancora Iori, per la quale «i nodi al pettine arriveranno nel 2022».


Dall’automotive ai servizi legati all’ambiente le criticità si assomigliano. «Siamo in sofferenza con le consegne perché mancano i microchip fondamentali per il funzionamento dei robot necessari alla raccolta dei rifiuti», illustra Giorgia Iasoni, amministratore delegato di Ecologia Soluzione Ambiente di Reggio Emilia, vicepresidente di Unindustria con delega all’Internazionalizzazione. «Ci sono tutti gli elementi per il realizzarsi di una tempesta perfetta – aggiunge -, anche se voglio continuare a essere ottimista per l’attenzione che il Governo Draghi ha nei confronti delle imprese e per l’impegno che Confindustria sta mettendo nell’affiancare aziende e imprenditori».


Nasce, infatti, da questo contatto diretto tra organizzazione di categoria e associati il nuovo servizio messo a punto da Unindustria Reggio Emilia, ovvero la possibilità di un check-up da parte di esperti dei contratti che le aziende hanno in essere, per valutare la necessità di una loro revisione o rinegoziazione delle clausole, a fronte dei mutati scenari.

Coordina il team di esperti l’avvocato Eugenio Bettella, dello studio Bergs&More, secondo il quale la situazione creatasi dovrebbe stimolare «una nuova cultura d’impresa, per la regionalizzazione della catena di acquisto e di produzione».

Per la rinegoziazione dei contratti «ci vogliono da uno a tre mesi e i contenziosi hanno tempi non quantificabili – mette in luce l’avvocato -. Soprattutto le Pmi rischiano così di essere schiacciate tra prezzi crescenti e i grandi clienti e fornitori che non si mettono in discussione», conclude il professionista.

Per usufruire del servizio, le aziende possono rivolgersi direttamente all’Area Internazionalizzazione di Unindustria.


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