La privatizzazione di entità governative non è cosa nuova nel continente africano; in Kenya, per esempio, sono state aperte ai privati strutture turistiche precedentemente gestite dal governo, la società telefonica nazionale o società dedite alla produzione dell’energia. Proveremo oggi a fare una panoramica sul mondo degli M&A (le operazioni di fusione e acquisizione condotte tra società), dei trend degli ultimi anni e di quelle che possono essere le opportunità in questo campo, non molto esplorato dalle imprese italiane ma già ben noto presso altre realtà europee e non solo.
Boston Consulting riporta che, secondo una loro analisi del 2021, potevano individuarsi cinque tendenze nel mondo degli M&A in Africa:
1) le acquisizioni a guida africana nel continente sono in aumento;
2) stanno emergendo più investitori di private equity (PE) focalizzati sull’Africa;
3) le startup tecnologiche stanno attirando più investitori;
4) l’integrazione africana sta trasformando le piattaforme regionali in una realtà;
5) le imprese statali potrebbero presto essere nuovamente aperte al capitale privato.
Lo stesso gruppo prevede che nonostante il rallentamento del pil a causa di covid-19, nel continente ci sarà un numero crescente di opportunità per i cosiddetti dealmakers. Ad esempio, le piattaforme panafricane acquisiscono valore quando i profitti diminuiscono e l’economia è debole, amplificando anche il potenziale vantaggio di costruire e proteggere tali piattaforme per mitigare il rischio paese e trovare opportunità sinergiche. Inoltre, se in passato i player principali nell’economia del continente erano multinazionali straniere, oggi si sta riscontrando un crescente impegno da parte di grossi gruppi africani nella scena economica locale, anche con la creazione di fondi di private equity. Il settore che attira di più nel mondo M&A è quello dell’i-tech e delle startup, preferibilmente collegate alla tecnologia.
Gli ultimi anni hanno registrato diversi grossi deal, tra i quali alcuni dei più notevoli sono stati la vendita in Kenya per 39 milioni di dollari di Bujagali Energy Ltd’s a Jubilee Holdings e l’acquisizione di Mayfair Bank da parte della Banca internazionale dell’Egitto per 35 milioni di dollari. Dalla Nigeria è partita invece l’operazione per l’acquisizione dell’Interporto di Venezia: per la somma di 21 milioni di dollari, una controllata di Orlean Invest Holding ha acquisito il polo logistico veneziano, concludendo il più grande accordo transfrontaliero della Nigeria nella prima metà del 2020, a dimostrazione che gruppi di matrice africana possono investire oltre continente. Oltre alle intese sopra citate, lo scorso anno sono state registrate circa 90 piccole acquisizioni solamente nell’Africa subsahariana, per un valore di circa un miliardo di dollari.
La Banca africana di sviluppo vede negli M&A una crescente opportunità per l’economia del continente, lo dimostra anche il suo impegno nell’organizzazione di forum e piattaforme dedite a creare momenti di incontro tra potenziali partner; il volume d’affari creato in queste occasioni ammonta a decine di milioni di euro.
Certo, rispetto ad altre regioni del mondo, il mercato M&A africano è ancora molto piccolo ed esistono evidenti disparità regionali, dal momento che il mercato è essenzialmente dominato da accordi relativi a realtà dell’Africa settentrionale e meridionale. Eppure, per i nostri fondi di investimento o per investitori privati, vale la pena mantenere un focus anche sulle piccole opportunità di fusione e acquisizione, anche per via della resilienza finora dimostrata dall’economia locale, sostenuta principalmente dalla crescita nei settori energetico, minerario e dei servizi pubblici, oltre che del settore agroalimentare e dell’industria alimentare in generale.
Rita Ricciardi
Contributo edito in Africaffari, L’ALGERIA CHE GUARDA AVANTI